Più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla

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Elsa Morante

Scrisse Elsa Morante :

“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, egli avrebbe meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.

Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?

Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.

La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.

Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.

Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.

In Italia è diventato il capo del governo.

Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.”

Elsa Morante

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a MUSSOLINI…

da: http://informarexresistere.fr/elsa-morante.html


Così le leggi razziali distrussero la scienza

Oggi è la giornata della memoria. Ed è bene non dimenticare nessuna
delle tragiche conseguenze che l’odio di razza ha prodotto in Europa a
partire dal 7 aprile 1933. Non perché prima di quella data l’odio
razziale non allignasse nel continente. Ma perché quel giorno in
Germania l’odio assume una veste giuridica ed ebrei (ma anche zingari e
poi portatori di handicap e persone ritenute antisociali) iniziano a
essere discriminate per legge, creando le premesse per lo sterminio di
massa.
La legge cui ci riferiamo riguarda il «ripristino
dell’impiego nel pubblico servizio» che, col «paragrafo ariano»,
obbliga tutti coloro che ariani non sono a lasciare gli incarichi
pubblici. Ciò comporta un grosso problema soprattutto per la comunità
ebraica. Nei mesi successivi e con una serie di provvedimenti tra loro
tristemente coerenti medici, insegnanti, giuristi ebrei sono costretti
lasciare ospedali, scuole, tribunali.
Nelle università l’impatto
delle leggi razziali è devastante. In pochi mesi 1.200 professori ebrei
– il 14% dell’intero corpo docente della Germania – sono costretti a
lasciare il loro incarico. Cacciati via. Per il momento Hitler
acconsente alla richiesta del presidente von Hindenburg e concede una
deroga ai veterani di guerra e ai figli dei caduti in guerra. Ma ben
presto anche queste eccezioni verranno superate. Cosicché, nei cinque
anni successivi, saranno cacciati via dalle università altri 1.600
ebrei. In totale tra il 1933 e il 1938 saranno 2.800 i professori
cacciati via: un terzo dell’intero corpo docente.
Gli effetti sulla
scienza tedesca e, più in generale, europea sono devastanti. Nel solo
1933 il 20% dei matematici, dei fisici, dei chimici e dei biologi
tedeschi erano ebrei: una percentuale enorme, se si considera che la
popolazione ebrea in Germania non superava il mezzo milione di persone
ed era pari ad appena l’1,5% della popolazione.
Erano ricercatori
di grande qualità. Come dimostra la storia dei premi Nobel. Tra il
1901, anno di istituzione del premio, il 1932 erano stati assegnati
esattamente 100 Nobel scientifici. La Germania ne aveva vinti 33,
contro i 18 della Gran Bretagna e i 6 degli Stati Uniti. Di quei 33 ben
8 (un quarto) erano stati vinti da scienziati ebrei.
Ebbene tutte
queste persone, compresi gli 8 Nobel, lasciarono la Germania. La gran
parte emigrarono in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. La perdita per
la cultura scientifica tedesca fu enorme e mai più riparata. Basta,
ancora una volta, dare uno sguardo alla storia dei Nobel per averne
un’indicazione. Tra il 1933 e il 1960 sono assegnati un altro centinaio
di Nobel scientifici a Stoccolma. La Germania ne vince solo 8, contro i
21 della Gran Bretagna e i 52 degli Stati Uniti.
Qualcosa di
profondo è cambiato. L’asse scientifico del mondo non è più centrato
sulla Germania e neppure sull’Europa, ma si è ormai posizionato oltre
Atlantico. Per questo gli americani Jean Medawar e David Pyke hanno
intitolato Hitler’s Gift, il regalo di Hitler agli Stati Uniti, il loro
libro che ricostruisce la storia degli scienziati ebrei perseguitati
dai nazisti.
Anche in Italia ci sono stati effetti analoghi. Ben
ricostruiti da uno storico attento, come Pietro Nastasi. Quando il
governo Mussolini promulga nel 1938 le leggi razziali anche in Italia,
99 professori ordinari ebrei sono costretti a lasciare il loro
incarico. Poiché il corpo docente italiano è costituito da 1356
professori ordinari, si tratta di una perdita secca del 7,3%. Da
considerare come gli ebrei in Italia fossero appena 50.000, lo 0,15%
della popolazione.
Agli ordinari vanno aggiunti 191 liberi docenti
(per la gran parte, 117 a medicina). La scienza in Italia è meno
sviluppata, ma dei 99 ebrei cacciati dalle università 22 appartengono a
facoltà scientifiche e altri 22 a facoltà mediche. Quanto alla libera
docenza, 137 dei 191 ebrei cacciati lavorano in facoltà scientifiche.
La perdita è, ancora una volta, incommensurabile. In ogni campo.
Vengono mandati via matematici di valore assoluto, come Federigo
Enriques o Tullio Levi-Civita. Maestri straordinari, come il biologo
Giuseppe Levi che a Torino ha tra i suoi allievi tre futuri premi Nobel
(Salvatore Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini). Ma è forse
la fisica a subire il danno peggiore. In Italia esistevano due gruppi
di assoluto valore mondiale, quello di Enrico Fermi a Roma, considerato
al top planetario nel campo della fisica nucleare, e quello di Bruno
Rossi a Padova, considerato tra i primi due o tre al mondo nel campo
della fisica dei raggi cosmici.
Entrambi i gruppi si dissolvono
all’impatto con le leggi razziali. E non è un caso che entrambi e
leader – Enrico Fermi e Bruno Rossi – emigreranno negli Usa, diventando
giganti della fisica americana. È stato il Mussolini’s Gift agli Stati
Uniti d’America.

Da: http://www.unita.it/news/italia/94261/cos_le_leggi_razziali_distrussero_la_scienza


Qual è la differenza?

Qualcuno sostiene che questi due mondi siano completamente diversi, ma cosa poi li distingue così tanto?
Il fatto che alcuni religiosi si abbigliano con una veste che li distingua? il fatto che alcuni scelgono di vestirsi in un tal modo ed altri no?

Per ora, l’unica cosa che ho trovato da una parte e non dall’altra è che mi è capitato di vedere al mare una colonia gestita da suore e non da donne musulmane….ma considerando che vivo in Italia e c’ho messo 24 anni per vedere la prima….non credo che la cosa sia rilevante….


I trentini sono schivi e saggi. E se annettessimo l’Italia a Trento?

Camilleri, Trento non è più Italia. Avevamo fatto tanto per
riannetterla allo stivale. Fatica sprecata. A Trento, infatti, i
sondaggi con i quali «papi» si attribuisce un televisivo 75 per cento,
evaporano. 64,4 al centro sinistra, 20,6 al Pdl: voti usciti dall’urna,
non dal televisore. Difficile dire se simile tendenza evidenzi gli
umori carsici del Paese. Certo è che questo voto ha l’aria di
assomigliare al cigolio che si avverte nei film gialli, quando la
suspense raggiunge l’acme. E con il cigolio, il regista vuole che lo
spettatore non sia colto impreparato.

Il risultato di Trento è stato, prima ancora che una schiacciante
vittoria del centro sinistra, una gran brutta sberla per il Pdl che
scivola al terzo posto tra i partiti in lizza. E i soliti venditori di
fumo, Capezzone, Gasparri, Cicchitto e compagnia, se ne sono stati
zitti; né hanno tentato di minimizzare la sconfitta, sostenendo che si
trattava di amministrative senza importanza. Corrono brutti tempi per
gli spacciatori quotidiani del Pdl, costretti a un quaresimale
silenzio, vuoi per l’imbarazzante secondo divorzio di «papi»
Berlusconi, vuoi per questo risultato elettorale. I trentini sono
schivi, saggi e con i piedi per terra. Sanno benissimo che al di là dei
fuochi di artificio berlusconiani, c’è una realtà che ogni giorno
diventa più dura e difficile. Ragionano con la loro testa e capiscono
che le cortine fumogene non riusciranno a nascondere gli effetti
concreti sull’economia reale delle previsioni europee a meno di
quattro, 4 per cento di Pil, e a più 113 per cento di debito pubblico.
E che se non ci si da da fare, almeno localmente, con una buona
amministrazione, si rischia grosso. Nel 1915-18 facemmo una guerra per
l’annessione di Trento all’Italia. Che si può fare oggi perché l’Italia
tutta sia annessa a Trento?

Di Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Da: L’unità del 6 maggio 2009


Rita Levi Montalcini

Qualche giorno fa è stato il centesimo compleanno di una persona importante. Una persona che la sua importanza l’ha conquistata con l’intelligenza e la passione di una vita. Ella ha vissuto in uno dei più cupi periodi che la storia ricordi, ha superato due guerre, una delle quali in una delle peggiori condizioni. Da donna ebrea fu considerata "di razza inferiore" lei, che nonostante tutti i pericoli e quello che il mondo viveva, riusciva ad armarsi di, microscopio per fare ciò che era la sua più grande passione: la Ricerca.
Lei, ora premio Nobel per la Medicina, quando parla sembra ancora giovane trasmettendo quella passione che, nonostante il secolo di età, segue ancora attivamente. Perché lei, "non ha tempo da perdere", dorme solo 2 ore per notte, meno di Leonardo Da Vinci (che secondo le cronache ne dormiva 4), e si tuffa nella ricerca, che è parte di lei.
I lineamenti tradiscono il suo apparire giovanissima, ma è capace di una forza interiore tale da lasciare allibiti, lei, la sua lucidità e chiarezza, forse propri di tempi lontani, forse rafforzati dalle guerre vissute, dalle lotte affrontate, dalla determinazione che non deve mai averla abbandonata nei suoi passi pionieristici.
 Lei, minuta, con i capelli bianchi e la sua capacità di pensiero tanto forte da spaventare, spaventare ancora chi ha tanto potere da volerle imporle il silenzio. Nonostante tutto, è a lei, che dobbiamo molto, nella scienza ma anche al di fuori è e rimarrà un esempio, una persona da ammirare, da rispettare e magari…di cui cercar di seguire le orme.
Grazie Rita Levi Montalcini.